Uno sguardo al di là dei denti: osteopatia

di | 8 Luglio 2016

Prima pagina NL 07

ovvero “Natura non facit saltus!” Parte 4.

Questo è il quarto e ultimo di una serie di articoli in cui ci occupiamo di capire se esiste una relazione tra denti (bocca in genere) e il resto del nostro corpo.

Lo faremo pubblicando le interviste già pubblicate anche sulle nostre News Letters.

 

D: Diamo adesso voce a Mirko Ferrari, osteopata D.O.M.R.O.I. Ci può spiegare che cos’è l’osteopatia?

L’osteopatia è una medicina riabilitativa esclusivamente manuale, che non utilizza farmaci, mediatori chimici o tecniche strumentali.

L’osteopatia risponde a due principi fondamentali:

 

  • “Il corpo umano è un unità indissolubile”, ovvero un insieme dove le diverse parti sono intimamente ed ergonomicamente collegate tra di loro dalle fasce e lavorano in sinergia per dare beneficio a tutto l’organismo;
  • “Il corpo ha la capacità di difendersi e di guarirsi autonomamente”, ovvero l’organismo umano detiene e conserva la capacità di mantenere o recuperare il proprio stato di salute (omeostasi), cioè è in grado di creare autonomamente dei rimedi contro le proprie malattie – (ripararsi autonomamente).

 

Pertanto l’osteopatia si fonda sul principio olistico di valutazione e trattamento del paziente nella sua indissolubile globalità, andando a prendere in considerazione non soltanto i sintomi o la patologia specifica, ma tutto l’insieme, che include la postura, l’attività dei visceri, la corretta biomeccanica articolare, la componente neurovegetativa e numerosi altri aspetti.

 

D: Sono state spesso avanzate molte perplessità sulla figura dell’osteopata, specie dal mondo medico-accademico. Quali sono le basi scientifiche di tale disciplina?

L’osteopatia nasce negli U.S.A. alla fine dell‘800 grazie all’intuizione del Dr. Andrew Taylor Still (1828-1917), medico di formazione classica, il quale, partendo dalla profonda frustrazione per gli insuccessi delle pratiche mediche del suo tempo, che considerava   inefficaci quando non addirittura barbare, crea una nuova disciplina medica partendo da un approccio filosofico alternativo.

Si oppose all’uso dei farmaci e della chirurgia come rimedi, riservandone l’uso ai casi in cui fossero l’unica cura conosciuta per un certo disturbo, come un antidoto lo è per un veleno o l’amputazione per una cancrena. Riteneva il corpo umano capace di curarsi da sé, e che il compito del medico fosse quello di rimuovere ogni impedimento alle normali funzioni di ogni individuo. Promuoveva uno stile di vita e un’alimentazione salutare, astinenza da alcool e droghe, e usava tecniche manipolative per migliorare le funzioni fisiologiche.

Still diede alla sua nuova scuola medica il nome di “osteopatia”, pensando che “la struttura” (osteon) fosse il punto di partenza dal quale si dovesse accertare la causa delle condizioni di patologia.

Il suo fondamento era la disciplina rigorosa dell’anatomia, coniugando il metodo ed il rigore scientifico della medicina tradizionale con la visione olistica dell’uomo.

La sua filosofia si basava sulla comprensione dell’integrazione tra corpo, mente e spirito, l’interrelazione fra la struttura e la funzione, e la capacità del corpo di guarirsi da solo quando meccanicamente in salute.

Un ulteriore sviluppo all’osteopatia fu portato nel 1899 da William Sutherland che scoprì l’esistenza di un sottile e ritmico movimento di espansione e flessione di tutte le ossa del cranio, in sintonia con analoghi e coerenti movimenti dell’osso sacro, e propagata ai tessuti attraverso la continuità del sistema membranoso.

Questa pulsazione (da 4 a 14 cicli al minuto) è stata indicata con il termine “Respirazione Cranio Sacrale” e la sua potenza biodinamica si esprime nel corpo generando ritmi sottili involontari, già presenti in fase embrionale. Il liquido cerebro-spinale ha una importanza fondamentale nell’espressione e trasmissione in tutto il corpo di questi ritmi ciclici.

Uno squilibrio nel sistema Craniosacrale può influire negativamente comportando  disfunzioni sensorie, motorie ed intelletive ed emotive. Traumi, incidenti, malattie neurologiche croniche, blocchi emotivi, ma anche una semplice contrattura e il momento della nascita stessa possono creare restrizioni e barriere in questo delicato sistema, che riducono o addirittura bloccano la frequenza ritmica della respirazione cranio sacrale.

 

D: Il movimento è vita e la vita è movimento…giusto?

Proprio così ma non solo! Il mantenimento dello stato di salute si esplica proprio attraverso il movimento: il sangue che circola è movimento, l’aria che passa nei polmoni è movimento, le stesse cellule si muovono. I micro-movimenti sono alla base dei macro-movimenti.

La morte in fondo non è altro che assenza di movimento: se mettiamo vicini una persona viva ed una morta, i due corpi possiedono la stessa quantità di muscoli, fasce, organi, visceri, cellule, etc. e l’unica differenza è che uno “contiene movimento”, l’altro ne è perpetuamente privo.

Da un punto di vista pratico, il concetto di “disfunzione osteopatica” trova appunto la sua ragion d’essere nel concetto filosofico che “la vita è movimento”, ovvero ogni restrizione di mobilità nella fisiologia di qualunque tessuto del corpo porta alla perturbazione dell’omeostasi e successivamente alla degenerazione della funzione e della struttura stessa.

L’Osteopata, tramite il suo trattamento, destabilizza un sistema che si è “stabilizzato” in un certo punto; in quel punto specifico non si muove più come dovrebbe e non effettua gli scambi metabolici necessari .

Ridando movimento a quel punto il corpo si riorganizza e ricerca un’armonia migliore. L’Osteopata guida il processo naturale di autoguarigione che il corpo ha già dentro di se.

Il punto “stabile” potrebbe trovarsi in un’articolazione ma non solo! In un organo, un viscere, una fascia, o nel sistema cranio sacrale che generalmente viene ignorato dalla medicina tradizionale. Le manipolazioni possono essere quindi strutturali, viscerali, fasciali e cranio sacrali.

Un trattamento osteopatico è, generalmente, la somma di più manipolazioni diverse.

 

D: Quali sono i campi di intervento dell’osteopata?

Molto efficace è il suo intervento in tutte le situazioni in cui è presente il dolore articolare: mal di collo, mal di schiena, dolori alle anche, ginocchia o caviglie, oppure successivamente ad  eventi traumatici come ad esempio distorsioni, colpi di frusta per incidenti stradali o esiti di interventi chirurgici.

L’Osteopata collabora con il pediatra in campo neonatale per le coliche gassose o i reflussi gastrici del neonato, per i traumi da parto, le plagiocefalie, il torcicollo miogeno, le difficoltà di suzione, stipsi.

Collabora con il ginecologo nelle pazienti affette da dolori al bacino o alla schiena come conseguenza di problematiche ginecologiche o di esiti di interventi chirurgici come isterectomie o parti cesarei.

Utile è l’intervento dell’osteopata anche in campo ORL per facilitare la risoluzione di sinusiti od otiti, acufeni o ipoacusie.

Collabora con l’ortottista e l’optometrista nelle problematiche funzionali dell’occhio come ad esempio uno strabismo che può influenzare o essere influenzato dall’assetto posturale.

Ovviamente la sua azione è inefficace in casi di alterazioni gravi dell’anatomia o in caso di patologie gravi quali ad esempio tumori, emorragie, ictus, infezioni la cui competenza è esclusivamente medica.

 

D: In che modo collaborano osteopata ed ortodontista?

E’ auspicabile che osteopata ed odontoiatra ortodontista parlino un linguaggio comune per poter affrontare in maniera interdisciplinare il paziente con malocclusione, sia essa causa od effetto di problematiche posturali.

L’Osteopata libera il movimento fisiologico del cranio PRIMA che l’ortodontista inizi il suo trattamento, rendendolo più semplice, meno doloroso e più veloce.

Verifica che gli apparecchi e gli aggiustamenti odontoiatrici siano compatibili con un movimento fisiologico libero del CRANIO.

Aiuta il corpo ad accettare i cambiamenti causati dall’adattamento ad una nuova postura e per ridurne al minimo i sintomi.

La correzione della malocclusione avverrà pertanto in maniera combinata. Da un lato l’osteopata correggerà la lesione cranica, dall’altra l’odontoiatra sceglierà i mezzi meno traumatici per il sistema e che possano anzi amplificare in senso virtuoso la correzione sopra detta sempre nell’ottica di ricercare un equilibrio tra struttura e funzione.

 

D: In conclusione allora esiste davvero questa correlazione fra OCCLUSIONE e POSTURA?

L’evidenza clinica ci porta a considerare attentamente questa ipotesi.

L’essere umano vive abitualmente nell’ambiente che lo circonda, riceve ed elabora una serie di informazioni dal sistema visivo (occhi – cervello), dal sistema acustico – vestibolare (orecchio – equilibrio), dall’apparato stomatognatico (muscoli masticatori – lingua – occlusione dentale – articolazione temporo – mandibolare), dai recettori podalici (piedi), dall’apparato cutaneo (sensibilità tattile).

Questi apparati, solo apparentemente distinti fra loro, concorrono in realtà a determinare la postura globale del corpo e il suo corretto orientamento nello spazio, oltre a fornirgli una serie di informazioni indispensabili alla sua sopravvivenza: per esempio riconoscere un pericolo, valutarne la distanza, prepararsi alla reazione (fuga o attacco), etc.

In una visione forzatamente cinematica la macchina uomo e in particolare la sua dinamica posturale è sostenuta daun sistema di catene muscolari interconnesse che agiscono come le ruote dentate di un ingranaggio, influenzandosi vicendevolmente, dove la mandibola sembra svolgere il ruolo di bilancere principale.

In seguito ad eventi patologici o traumatici in genere, l’assetto posturale può subire alterazioni a differenti livelli.Se una postura scorretta viene mantenuta per periodi prolungati e non ci sono vie di fuga, verosimilmente si andrà incontro ad uno scompenso, che può tradursi in sovraccarico, fissazione e disfunzione di un organo, di un apparato, o anche di un insieme di organi, di un insieme di apparati.

In quest’ottica le perturbazioni dell’assetto posturale vengono classificate in ascendenti, discendenti o miste sulla base della spirale con cui si sviluppano: in una dinamica ascendente le alterazioni posturali basse (bacino-ginocchia-piedi) possono determinare e sostenere una malocclusione e/o un disordine visivo, viceversa in una dinamica discendente un’alterazione del sistema oculare e/o un’occlusione scorretta può influenzare e danneggiare le strutture posturali basse.

Tuttavia la moderna medicina, trascinata dalla rivoluzione tecnologica, si è concentrata maggiormente su un’approccio ultra-specialistico alla patologia, a volte smarrendo la visione globale del paziente, patrimonio ancora oggi del medico di famiglia.

In quest’ottica “globale”, solo la Multidisciplinarità, cioè l’interazione costruttiva delle diverse discipline chiamate a farsi carico delle differenti problematiche del paziente (Odontoiatria – OtorinoLaringoiatria – Osteopatia – Optometria – Logopedia – Posturologia) può con più facilità portare ad un miglioramento della situazione patologica/disfunzionale eventualmente in atto.

Per tale motivazione il paziente può necessitare di un consulto che non si limiti soltanto al trattamento del settore corporeo al momento disturbato, ma che consideri piuttosto la persona nella sua globalità.

A tale scopo diventa fondamentale l’azione sinergica) di diverse figure professionali:

Odontoiatra/Ortodontista, Osteopata, Optometrista e Logopedista.

 

D: Dr.ssa Bompani in definitiva quale messaggio vorrebbe lasciare ai lettori?

Il messaggio che in un futuro non molto lontano sarà sempre più difficile settorializzare l’atteggiamento clinico al paziente, scomponendolo in pezzi, mentre prevarrano gli approcci globali con filosofia multidisciplinare.

In fondo “Natura non facit saltus” !

Ovvero la natura non fa salti!

Correva l’anno 1751.. Carl Nilsson Linnaeus, biologo.

 

 

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