La qualità misurabile: vuoi sapere come misurarla?

di | 26 Ottobre 2016

qualità

Qualità in Odontoiatria: se non è zuppa è pan bagnato?

Qualità.

Qualità della vita….prodotto di qualità…materiale di qualità…qualità del suono…qualità italiana (il famoso made in Italì)…qualità certificata…qualità del cibo…”quella persona ha proprio delle gran qualità”…”la qualità si sente” recita la pubblicità di un noto yogurt (Vipiteno, ndr).

L’elenco potrebbe essere lunghissimo.

 

Qualità di qualità!

Qualità, bla bla bla…
Qualità, da vocabolario, identifica una nozione alla quale sono ricondotti gli aspetti della realtà suscettibili di classificazione o di giudizio. In altre parole qualsiasi caratteristica, proprietà o condizione di una persona o di una cosa che serva a determinarne la natura e a distinguerla dalle altre (Garzanti Linguistica).

 

In questo senso può avere un’accezione positiva, ovvero qualità intesa come pregio o dote, ma anche negativa: pessima, scadente, scarsa qualità.

 

Pur essendo un sostantivo aspecifico, nel tempo è divenuto esso stesso sinonimo che identifica la bontà di un oggetto, di un prodotto, di una persona.

 

Tuttavia dal momento che oggigiorno, di fronte alla straordinaria quantità di offerta disponibile e alla crescente concorrenza, spesso al ribasso, in tutti i settori del commercio, la qualità è diventata un abusato strumento di marketing in nome della quale si giocano vere e proprie battaglie, diventa importate cercare di comprendere di quale qualità si stia parlando.

 

La qualità è decantata ovunque e comunque, non c’è azienda, negozio, ristorante, professionista che non la invochi per i propri prodotti e per i propri servizi.

Questo fa sì che attualmente qualità sia tornato ad essere un valore aspecifico.

 

Per questo oggi quella pubblicità in realtà comunica un messaggio solo parzialmente completo: “la buona qualità si sente” avrebbe enfatizzato il contenuto positivo che si voleva veicolare:  ovvero l’indiscutibile squisitezza di quello yogurt.

 

E questo perché è altrettanto vero che anche la pessima qualità si sente!

 

Qui si introduce un ulteriore elemento di analisi: in assenza di un’autorità di controllo o di enti certificatori super partes capaci di classificare la qualità di qualunque prodotto/servizio presente sul mercato, il fattore percettivo individuale legato alla propria personale esperienza diventa l’unico discriminante parametro di giudizio.

 

Se da un lato tanto si è fatto per esempio per i materiali, le sostanze, i farmaci, il mondo del lavoro, dove rispettivamente il marchio CE, la FDA (Food and Drug Administration), le norme ISO e 626, hanno severamente regolamentato piuttosto la conformità dei dispositivi, la liceità dei farmaci e la sicurezza degli ambienti di lavoro a tutela dei consumatori e dei lavoratori, sull’argomento qualità mancano non soltanto delle linee guida, ma anche un progetto educativo che possa aiutare i consumatori ad orientarsi.

 

Anche l’autenticazione Made in Italy a fronte degli innumerevoli disastri che la cronaca quotidianamente propone, rischia oggigiorno di non contraddistinguere più un manufatto di assoluto valore come era in origine l’intenzione.

Sono pure Made in Italì le case fatte con la sabbia di L’ Aquila,  gli innumerevoli abusi edilizi sparsi ovunque sul territorio, le sedicenti truffe dei furbetti del quartierino e anche le banconote da 300 euro stampate nel Napoletano e fatte circolare in Germania. Beh, qualcosa di profondamente italiano in quest’ultimo esempio c’è : nel terribile elenco di disastri nostrani, lasciateci almeno il genio e l’ironia.

 

Ah per chi mi trovasse eccessivamente pessimista ricordo che: siamo penultimi per corruzione in Europa, davanti solo alla Bulgaria e 61esimi nel mondo (rapporto Trasparency 2015); penultimi anche per spesa nella scuola, davanti all’Ungheria (OCSE 2016); siamo al 73esimo posto nella classica mondiale della libertà di stampa, comodi comodi tra la Moldavia e il Nicaragua (Reporter Senza Frontiere, 2014); vantiamo il primato dei NEET* con uno straordinario +10% negli ultimi dieci anni: più di un terzo dei giovani tra i 20 e 24 anni non lavora, non studia e non cerca occupazione; disoccupazione all’11,4%, giovanile al 39,2% (ISTAT 2016) contro una media europea del 22% e in impennata rispetto al 19, 4% nazionale del 2007 (Sole 24 Ore 2016).

 

Stiamo messi male male anche ad alfabetizzazione con tassi preoccupanti di analfabetismo di ritorno e analfabetismo funzionale: secondo il linguista Tullio De Mauro nel 2008 soltanto il 20% della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in un società contemporanea.

Per chi volesse suicidarsi consiglio di andarsi a consultare il rapporto PIAAC 2013.

 

Ma torniamo alla nostra qualità.

Nel mondo della gastronomia, patrimonio ed orgoglio nazionale, a salvaguardia del vero Made In Italy (quello fatto davvero bene) i produttori si sono organizzati in consorzi e sono stati istituiti dei marchi (DOC, DOP, IGT, IGP, etc) che contraddistinguono soltanto i prodotti che raggiungono determinate ed elevate caratteristiche, che ne identificano di fatto un valore pregiato e tipologico del territorio.

 

L’obiettivo è quello non solo di tutelare la propria filiera produttiva dall’aggressione di prodotti simili di dubbia provenienza e manifattura, ma anche di orientare il consumatore a una scelta più consapevole e più sicura per la propria salute.

 

Per la ristorazione e per il settore alberghiero esiste una classificazione sotto forma di stelle in base al numero delle quali l’attività deve rispettare crescenti e stringenti standard di qualità.

 

A disposizione del consumatore esistono poi numerosi siti web ed applicazioni dedicate, il più famoso dei quali è TripAdvisor, dove è possibile leggere le recensioni degli utenti sull’esperienza provata nel locale di interesse. Il principale limite di questi portali è rappresentato dal fatto che si basano esclusivamente sulle impressioni degli avventori, spesso frutto di un’unica sortita, dato che magari si tratta di turisti o gente di passaggio, quindi è frequente trovarsi di fronte a giudizi contraddittori oppure ad informazioni incomplete.

 

Inoltre vi sono alcune ombre sull’autenticità delle recensioni (possono infatti essere richieste a pagamento o prodotte da fake account) e sulla selezione d’ingresso, dato che non esiste alcun filtro per comparire sul portale, né sono messi in opera controlli seriali sulle valutazioni registrate.

 

Entrando nel settore dei servizi, appare da subito molto evidente quanto sia difficile classificare la qualità di un’esperienza secondo parametri oggettivi e quanta preponderanza invece abbia l’elemento soggettivo nel determinare il giudizio finale.

 

Quante volte ti è stato vivamente consigliato da un amico un ristorante, un locale, un hotel e magari sei rimasto profondamente deluso e disorientato?

 

Come si spiega l’equivoco?

Semplicemente il tuo parametro di giudizio, la tua scala di valori, i filtri emotivi attraverso cui costruirai la tua personale esperienza sono differenti da quelli del tuo amico. E oltretutto magari il tuo amico non ha una particolare competenza in merito.

 

Se vogliamo ridurre al minimo l’influenza del fattore soggettivo, ovviamente sempre presente in qualsiasi vicenda umana, dobbiamo prima di tutto acquisire una seppur minima perizia del settore che vogliamo valutare.

 

*Acronimo anglosassone che indica Not in Employment, Engagement or Training, ovvero coloro che non studiano, non hanno un impiego (disoccupati) e neppure lo cercano più

 

Il fatto di possedere una macchina fotografica non ci tramuta automaticamente in fotoreporter, così come un bravo fotografo riesce a scattare belle foto con un semplice smartphone.

Analogamente il poter godere di qualche bicchiere di vino non ci rende ipso facto degli intenditori.

 

Il fotografo professionale e il sommelier si sono costruiti la propria competenza studiando, applicandosi, informandosi, in una parola imparando.

Acquisire una certa confidenza con la macchina fotografica ci offre l’opportunità di divertirci maggiormente quando siamo in vacanza, così come conoscere la storia di un vino e riuscirne ad apprezzarne gli aromi ci consente forse di gustarcelo appieno.

 

In secondo luogo è sicuramente utile dotarsi di una scaletta che ci aiuti a classificare il servizio ricevuto, per esempio:

_accoglienza

_estetica

_pulizia

_ordine

_cortesia

_professionalità

_disponibilità

_collaborazione

sia per quanto riguarda gli ambienti, sia il personale addetto.

 

Attenzione: queste voci valgono certamente anche per lo studio dentistico.

Quando entri in uno studio odontoiatrico comincia a guardarti intorno, osserva gli ambienti, le riviste, il bagno, la divisa del personale…tutto ti parlerà del carattere, della filosofia e della condotta di comportamento tenuto dall’intero staff.

 

Ammetto che io sarei favorevolissimo allo sviluppo di un network per la recensione dei servizi odontoiatrici, il TripAdvisor dei dentisti per intenderci, perché sono profondamente convinto che, al netto dei limiti sopra descritti, possa essere uno strumento utilissimo al miglioramento dell’offerta sia in termini estetici (presentazione degli ambienti e del personale) sia in termini professionali (qualità effettiva delle prestazioni erogate).

 

O quanto meno ci sarebbe più attenzione e forse motivazione da parte della categoria nel cercare di fornire quel servizio “di smaltata eccellenza” che è la chiave del successo di qualunque attività.

 

Tuttavia essendo una branca specialistica della medicina è estremamente difficile comprendere il reale valore delle prestazioni odontoiatriche.

Andiamo al sodo della questione: come fai a sapere se l’otturazione che hai appena ricevuto è fatta bene (a regola d’arte) o fatta male…o una via di mezzo?

Oppure se l’impianto è stato inserito correttamente o meno…se la protesi (qualunque tipo di protesi) sia funzionale o meno?

 

Quello che voglio fare ora è provare a darti la scaletta per poter effettuare una valutazione quanto più completa e corretta possibile, insomma provo a suggerirti degli argomenti su cui costruire successivamente la tua migliore competenza approfondendoli.

 

  1. DIGA DI GOMMA: se l’hai provata sicuramente la ritieni piuttosto fastidiosa. Potresti addirittura odiarla. Beh, sappi che per quanto riguarda le procedure restaurative (le otturazioni per intenderci) e le devitalizzazioni, la diga di gomma è il minimo standard di qualità. Consente inoltre al clinico di lavorare in un ambiente asciutto (indispensabile per le moderne procedure adesive), limitando il campo visivo al solo al settore coinvolto e proteggendo i tessuti gengivali. È anche un prezioso presidio di sicurezza che ti tutela dall’eventuale ingestione o peggio inalazione (ovvero l’intrusione nelle vie aeree) di corpi estranei. Ah, non è una recente scoperta avveniristica da super-dentista montato, proiettato nel futuro, né richiede una specializzazione in neurochirurgia. Esiste dal 1864 ed è molto semplice da utilizzare.

 

  1. SONDA PARODONTALE: da statistiche nazionali non è diffusissima (come l’uso della diga), tuttavia rappresenta l’unico strumento utile per la diagnosi di una delle patologie più diffuse nella popolazione: la malattia parodontale, altrimenti detta piorrea (non è una macumba, nemmeno una condanna, tranquillo, si può curare). Quando spazzoli i denti le gengive ti sanguinano? No, non ti serve il Tantum Verde o il dentifricio Parodontax, ti occorre un dentista munito di sonda parodontale.

 

  1. SISTEMI INGRANDIENTI: la bocca è una cavità buia, difficilmente accessibile ed ispezionatile. Una buona illuminazione e un adeguato ingrandimento, attraverso lenti o prismi, fino ad arrivare al microscopio, ti segnalano che il dottore ci vuole vedere bene a fondo. In questo spazio voglio aggiungere la telecamera e la macchina fotografica, strumentazione indispensabile per la documentazione delle operatività cliniche e per completare la raccolta anamnestica durante la visita. Un dentista che fotografa, saprà ricostruire il tuo percorso clinico dall’inizio alla fine, cosa molto utile quando intervengono questioni di carattere assicurativo o medico-legale.

 

  1. ESAMI RADIOGRAFICI: se sei salutista, bio-invasato o veganocrudistametodista ho una notizia brutta ed una bella. La brutta è che le radiografie non sono utili…no! Sono indispensabili, quando servono, per formulare una diagnosi corretta. Del resto quella volta che vuoi fare il dentista espertone “che non ha bisogno di lastre, perché i raggi X ce li hai al posto degli occhi” (esatto tale quale Superman) è proprio quella in cui prendi una cantonata memorabile. La buona notizia è quella che al giorno d’oggi la digitalizzazione delle apparecchiature e dei dispositivi radiografici (le pellicole per intenderci), consentono di ridurre enormemente la dose di radiazione erogata, portandola fino a un decimo della dose minima necessaria con i sistemi tradizionali. Quindi il messaggio è RADIOLOGIA DIGITALE. Dovrebbe essere la norma, ma in circolazione c’è ancora qualche dinosauro che “ci piace l’analogico”. Altra informazione utile: l’ortopantomografia delle arcate dentarie, altrimenti detta OPT o più semplicemente panoramica non è un esame sensibile per la diagnosi di carie e parodontite, ovvero per la maggior parte delle problemi che ti portano sulla poltrona del dentista. Ripeto la radiocrafia panoramica non è un esame sensibile…cosa vuol dire? Che nella maggior parte dei casi è un esame inutile, che non serve per la diagnosi delle patologie suddette e oltretutto ti sottopone ad una dose di radiazioni sicuramente superiore. Però se proprio la vuoi fare questa benedetta panoramica, perché ne hai bisogno, perché la desideri, almeno falla digitale. Ultima precisazione: gli esami radiografici sono tuoi, appartengono a te (che tu li paghi o meno). Pertanto puoi richiederli quando ti congedi, per qualsiasi motivo (perché sei un precisino e tieni tutti gli accertamenti medici a casa in un cassetto chiuso a chiave o perché ti trasferisci per lavoro o perché vuoi cambiare dentista che proprio non ti siamo piaciuti!?), senza sentirti un bandito. Lo studio ti farà firmare soltanto una dichiarazione che ti ha consegnato le radiografie, qualora ti venga in mente di tornare a richiederle perché te le sei dimenticate in quel cassetto e non lo ricordi (e magari ti incazzi pure che te le hanno perse). Con il digitale invece ti arrivano comode comode via mail.

 

  1. PROTEZIONI INDIVIDUALI: cosa significa? Vuoi dire cose come D. Lgs 81/08.. sicurezza sul lavoro? Siam mica in fabbrica? No in realtà la sicurezza è un aspetto f o n d a m e n t a l e che dovresti valutare attentamente, ma non è questo che intendo ora. Parlo semplicemente del fatto che il dentista e le sue assistenti prima di metterti le mani addosso devono indossare guanti e mascherina. Non tanto perché è esteticamente spiacevole farsi smanazzare in bocca a mani nude, specialmente quando l’esimio dottore è appena uscito dal bagno (si sarà lavato le mani? Sai è molto impegnato?!!), né senza mascherina soprattutto dopo l’ennesima sigaretta del dottore o all’indomani di una scorpacciata di bagnacauda. Piuttosto perché rappresentano dispositivi di protezione reciproca e indice di igiene e professionalità, a patto che vengano cambiati dopo ogni utilizzo. Se, infatti, vedi il dentista affannarsi da uno studio all’altro con lo stesso paio di guanti allora, caro mio, sei fottuto!Cercane uno che non li metta proprio…alla fine dei conti è meglio…magari si lava le mani.

 

  1. MONOUSO: in questo caso intendo tovagliolo o mantellina, bicchiere per il risciacquo, aspiratore, protezioni per il riunito, insomma tutti gli accessori che vengono predisposti prima della seduta e che vengono buttati una volta terminata la procedura. Anche qui se posso darti un piccolo consiglio, valuta piuttosto la pulizia…non è che devi dotarti di una lampada al luminol…oddio, magari esiste già come applicazione dell’Iphone: l’I-Luminol…però guardati in giro, prova ad osservare e spera di non incappare in tracce biologiche (sangue, saliva, sperando di non trovare altro!! Ah dimenticavo, lo sapevi che l’assistente è quasi sempre l’amante del dentista?? Sempre!!) o grossolani residui di materiali ereditati dalla seduta precedente. Anche questo è un indice misurabile dell’ordine, della precisione e della pulizia che si osserva nello studio che frequenti (proprio come quando vai al ristorante controlla stoviglie, posate, tovaglia, pavimento, divise dei camerieri. Sono pochi elementi, ma basilari e piuttosto semplici da valutare).

 

  1. STRUMENTARIO IN BUSTE STERILI: gran parte dello strumentario del dentista purtroppo o per fortuna non è monouso e pertanto, dopo ogni utilizzo sul paziente, richiede un ciclo di sterilizzazione che prevede per prima cosa una decontaminazione-disinfezione chimica, un passaggio in vasca ad ultrasuoni, un processo di termodisinfezione (una sorta di lavastoviglie, ma molto molto più costosa!) e l’asciugatura. A questo punto gli strumenti sono pronti per l’ultimo, assolutamente obbligatorio a norma di legge e più importante passaggio in autoclave a vapore che ne decreta l’effettiva avvenuta sterilizzazione, ovvero l’eliminazione di qualunque germe, patogeno e non, eventualmente presente sulla superficie. Pur non essendo doveroso, è indice di professionalità oltre che di buon senso ed eleganza, imbustare gli strumenti in confezioni sigillate prima del ciclo in autoclave, poiché questa semplice accortezza consente di salvaguardarne la sterilità durante la fase di stoccaggio. Sarebbe infatti poco utile sterilizzare gli strumenti per poi riporli in cassetti “sporchi”.

 

  1. CERTIFICAZIONE DEI LABORATORI ODONTOTECNICI: ogni manufatto che esce dai laboratori odontotecnici è da considerarsi un “dispositivo medico su misura” eseguito dal fabbricante (odontotecnico) in ragione della prescrizione ricevuta e redatta dall’odontoiatra. Il fabbricante è tenuto per legge a produrre una certificazione di conformità che accompagna il dispositivo, qualunque tipo di protesi dentale per intenderci, in duplice copia: una per lo studio e una da consegnare al paziente. Su quella certificazione troverai i dettagli dei materiali impiegati per realizzarla. È una sorta di garanzia che puoi esibire in caso di problemi, o può tornarti utile qualora per qualsiasi motivo dovessi rivolgerti ad un altro professionista. Per i bio-materiali, ovvero quelli che vengono inseriti nel tuo organismo, che sia l’impianto o l’osso sintetico, esiste analoga certificazione che può essere rilasciata sul cosiddetto passaporto implantare (di solito rimane a tua disposizione in studio), utilissima nei casi di cui sopra.

 

  1. MATERIALI DI CONSUMO: qui si fa dura! È un po’ come cercare di capire se nel gelato al pistacchio che hai preso ci sono i pistacchi di Bronte (DOP) oppure quelli di Teheran (l’Iran è un grande esportatore di pistacchi, pure di eccellente fattura). Quello su cui voglio farti riflettere è che materiali di buona/eccellente qualità costano e non poco. Perciò se stai pagando poco una prestazione è altamente probabile che il materiale utilizzato non sia di prima scelta. Il Barbatrucco è che non necessariamente è vero il contrario: ovvero se stai pagando molto una prestazione non è proprio scontato che vengano utilizzati i materiali migliori. Diventa allora una prestazione cara!Non costosa, cara! Aumenta la marginalità del dentista che può quindi permettersi la Porsche ultimo modello per fare tardi la sera nel jet set de’ noialtri (vedi pubblicità Happydent – anni ’80). Dobbiamo poi metterci d’accordo sul tanto e sul poco, comunque il messaggio grossomodo è: “una cosa che non costa nulla, non vale nulla**.

**Cit. Ill.mo Prof. Mario Martignoni.

 

  1. TRASPARENZA: riguarda ogni tipo di comunicazione, in sostanza come ti spiego le cose, cercando possibilmente di fartele capire traducendo, senza banalizzare, un vocabolario medico tecnico in un linguaggio umano. Include ovviamente anche la politica del consenso, molto ben disciplinata dal codice di deontologia medica. Significa che prima di metterti le mani addosso non soltanto devo raccontarti come, quando e perché lo farò, ma devo anche preoccuparmi che tu abbia capito bene. Il firmare un modulo è un atto formale, non obbligatorio, dato che attualmente in Italia per il medico è sufficiente ottenere il consenso orale del paziente.  Per essere completo, comprende anche l’informazione su tutta la delicata fase post-intervento, ovvero cosa puoi aspettarti una volta a casa sul divano. Tutto questo è facilmente quantificabile come fattore tempo: ovverosia tempo che ti viene dedicato in prima visita in poltrona per raccogliere tutti i dati clinici necessari alla diagnosi del tuo problema, tempo che ti viene riservato nella discussione del piano terapeutico e nella presentazione del preventivo di spesa. La trasparenza, infatti, non si limita alla parte clinica, ma si estende anche a tutti gli adempimenti amministrativi/burocratici/fiscali, altrettanto importanti nel creare una relazione di correttezza e fiducia reciproca. Significa preventivi molto ben dettagliati nelle singole voci di spesa, significa concordare un piano di rientro economico delle spese preventivate (rateizzazione, finanziamento, pagamento per acconti, pagamento anticipato, altre ed eventuali). Un’informazione che può esserti utile è che le prestazioni sanitarie, quindi anche quelle odontoiatriche, sono e s e n t i IVA, ovvero la cifra che vedi in fondo al preventivo come somma delle prestazioni è la cifra che ti viene richiesta e per cui hai diritto all’emissione di una fattura di pari importo (vabbè, c’è il bollo da 2,00 euro da aggiungere), che puoi mettere in detrazione al 19% nella dichiarazione dei redditi dell’anno corrispondente. Trasparenza nella transazione economica vuol dire anche la possibilità di poter pagare con moneta elettronica: Bancomat, Carta di Credito, Bonifico bancario, Easypay, etc.

 

  1. COMPETENZA: significa saper fare le cose giuste, nel modo giusto e al momento giusto. È strettamente legata al percorso di FORMAZIONE e all’AGGIORNAMENTO che, trattandosi di materia medica altamente specialistica, deve essere continuo e costante nel tempo. Non si limita ai professionisti, ma riguarda tutto il personale ausiliario, affinché la squadra risulti sempre pronta a esaudire le richieste dei pazienti nella maniera più professionale possibile. Si ok, come fai a capirlo? Un’indicatore utile può essere la quantità di tempo che spendi dal dentista! Hai sempre avuto problemi ai denti da quando sei bambina? Sei sempre in studio per risolvere urgenze? Pulisci come una matta eppure ti si cariano i denti in continuazione? O sei davvero sfortunata (sai la genetica?), oppure la risposta ai tuoi problemi odontoiatrici è insufficiente e/o inadeguata.

 

 

 

La lista potrebbe essere ancora molto lunga, ma non voglio annoiarti più di quanto abbia già fatto. Ma se sei arrivato fin qui, magari allora vuoi spingerti oltre. Forse ti è venuta la voglia di imparare a conoscere quella parte di odontoiatria che ti compete come individuo presente a se stesso.

 

In fondo i denti sono i tuoi! Sono un valore di tua proprietà e come tale hai il dovere di preservarlo il più a lungo possibile.

 

Mi auguro pertanto di averti dato una traccia su cui costruire quel po’ di competenza per poter giudicare con maggiore consapevolezza i servizi odontoiatrici, con la speranza che possa anche aiutarti a stringere con il tuo dentista una proficua e duratura alleanza terapeutica.

 

E questo mi farebbe davvero molto piacere.

A presto.

Matteo.

 

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