La morfologia dei denti, i Goodfellas, le palle del cane e le cose

di | 4 Febbraio 2020


Seduto su una panchina fradicia aspetto Stefano, l’odontotecnico col quale collaboro da ormai quindici anni. Siamo cresciuti insieme. 

Rimini regala una giornata grigia, ma non fredda di quest’inverno anomalo. 

È il primo giorno di corso: dobbiamo insegnare ad un gruppo di giovani colleghi come si realizzano materialmente i denti anteriori! Parliamo di forma naturale e di colore, un argomento di nicchia e purtroppo ancora marginale nel panorama odontoiatrico.

Ragazzi di 25 anni: si sono appena laureati…chi a Madrid, chi ad Ancona.

Università europee…il vecchio continente ovvero il blasone accademico per tradizione. 

Sono all’inizio del loro percorso. Professionalmente sono impreparati, fragili, frangibili, disorientati.

Immediatamente il mio pensiero corre a come ero io alla loro età e ricordo il cammino che ho attraversato…ricordo i sacrifici, i buoni maestri, ma anche le delusioni, l’inerzia, l’impatto devastante contro il muro dei miei limiti. Determinato tuttavia a superarli, spinto da chissà quale forza interiore: la voglia di emergere? Di arrivare? Di dire “ce l’ho fatta”?

Sarò sincero: sono un po’ in pena per questi giovani, ben sapendo cosa li aspetti se davvero decideranno di incamminarsi lungo questo sentiero di precarietà.

Ci ho messo molti anni ad imparare a realizzare restauri “decenti”. Troppi. 

Da quando mi sono laureato…credo sia stata una sorta di vocazione. E ancora penso di non essere arrivato da nessuna parte! 

Già, perché a un certo punto capisci che in realtà non c’è una fine in questa tremenda salita che è la morfologia dei denti. Il Capolinea è mobile.

Ci sarà infatti sempre qualcosa che potevi fare meglio o interpretare diversamente…un angolo che sfugge…una transizione troppo netta o troppo sgonfia…una superficie non perfetta…le proporzioni…il colore che non torna, il valore troppo basso.

Variabili smisurate, sfumature spesso impalpabili, dettagli che diventano ossessioni verso una perfezione che non si riuscirà mai a raggiungere…proprio come l’arcobaleno.

Uno sforzo che pochi pazienti saranno in grado di comprendere davvero, di valorizzare. Una ginnastica di competenza che le attuali religioni del discount odontoiatrico (e purtroppo non solo) considerano inutile, superflua o comunque impraticabile, perché non redditizia. 

Perché, per scelta o per forza, nel delirio efficientista si è deciso di sposare l’arrivismo economico, con buona pace dell’etica medica.

È la grande nuova frontiera del mondo occidentale: la favolosa odontoiatria in franchising (o low-cost che poi tanto low-cost non è…anzi), che prevede la trasformazione premeditata e irreversibile del paziente in cliente e la spersonalizzazione del suo rapporto col medico. 

Lo schema è collaudato: operatività veloci, magari non del tutto necessarie, erogate da operatori inesperti, incompetenti o quel che è peggio conniventi; preventivi presentati da direttori commerciali del tutto estranei alla materia odontoiatrica e quindi ignoranti; piani di pagamento blindati con finanziarie e via andare. 

La terapia della carie è trapanocentrica: ovvero si bucano i denti (anche quelli che potrebbero essere preservati con strategie di prevenzione o di osservazione), talvolta devastandoli inutilmente e li si tappano senza star troppo a filosofeggiare sulla morfologia naturale. 

Tanto il paziente non capisce e poi le otturazioni piatte, ancorché bianche, non accumulano placca (altra cazzata stratosferica, ma è un alibi diffuso).

Si regalano le visite, la cosa più importante in qualunque branca medica. Ovvero la diagnosi, tanto non la sanno fare, con l’obiettivo esclusivo e finale di vendere terapie anche non necessarie o non indicate col solo fine di produrre utili. Incassare. Marginare.

E allora penso che non doveva finire così!

Non è questo quello che immaginavo: ovvero che la nostra professione fosse così sputtanata da essere travolta da sensali senza scrupoli, senza etica, senza dignità.

Per educazione so perfettamente che il guadagno debba essere meritato.
Per questo ho sempre cercato di migliorarmi, di affinare le mie competenze.

Per questo ho passato intere giornate in laboratorio.

Quello che ho imparato, infatti, lo devo in gran parte a due tecnici straordinari: Stefano e Jimmy, a cui riconosco anche un’umanità non comune. 

Generosità, disponibilità, pazienza e una smisurata competenza. Un esempio lucente in quest’universo professionale abitato da nani travestiti da giganti, cazzari, esaltati, maleducati, disagiati, incapaci, fenomeni e anche mascalzoni.

Assieme a loro ho scoperto la mia dimensione e ritagliato il mio spazio di realizzazione lavorativa.

È questo esempio, la nostra visione delle cose, il valore di una sinergia basata sul sincero rispetto delle reciproche responsabilità professionali…insomma la nostra verità, che abbiamo provato a trasmettere a questi giovani odontoiatri. 

Noi che giovani lo siamo stati, proprio come loro, e che siamo invecchiati sudando su questi banchi, respirando polvere e masticando amarezze. 

E che nonostante l’odierna dilagante volgarità non abbiamo perso l’entusiasmo, la gioia e la gratificazione intima e profonda che questo mestiere sa ancora regalare. 

Continuiamo per questo a tracciare la nostra parabola in direzione ostinata e contraria (cit. Fabrizio De André) avendo come unico traguardo la soddisfazione del paziente…il suo sorriso. 

E pazienza se per qualcuno siamo rimasti indietro, proprio come le palle del cane, rispetto alla popolare rivoluzione digitale di stocazzo.

Siamo orgogliosi di non scambiare la tecnologia per progresso, la scenografia per sostanza, l’estetica  per bellezza, il denaro per successo. Ecco.

A Stefano e Jimmy, all’inestimabile Paolino, a Teresa e Violeta, ai Goodfellas Leonardo e Salvatore va il mio ringraziamento più sentito: il tempo assieme è sempre tempo bene speso.

A questi ragazzi Davide, Francesca, Matteo, Valentina, Francesco un grande in bocca al lupo.

La passione non è finita.

A nuove avventure

Matteo

4 pensieri su “La morfologia dei denti, i Goodfellas, le palle del cane e le cose

  1. Andrea

    Fantastico Matteo, ho aperto il tuo messaggio e il link, come si fa decine di volte al giorno, oramai quasi in automatico, e poi ho iniziato a leggere e mi sono fermato con la gente che mi camminava intorno, ma non riuscivo a distogliere gli occhi dallo schermo e dal tuo scritto. Riflessioni, che si sente, vengono dal cuore. Un onore per me condividere questi pensieri.
    Un abbraccio

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    1. StudioABB

      Caro Andrea,
      ti ringrazio delle tue parole che mi confermano che il messaggio che volevo trasmettere sia arrivato correttamente.
      Proprio come dici tu sono parole e pensieri dal cuore e so che rispecchiano il pensiero di colleghi audaci come te.
      Un abbraccio
      Matteo

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  2. Sergio Bruni

    Ciao Matteo, Ho avuto il piacere di conoscerti qualche settimana fa in occasione di un tuo corso su mimesis a Ravenna, Ho percepito allora la passione con cui eserciti la nostra professione a la ritrovo ora nelle tue considerazioni che condivido,mi piacerebbe essere seduto con voi su quella panchina fradicia ad organizzare un corso per trasmettere passione e competenze come tu sai fare perché comunque se è vero che ai nostri più giovani colleghi toccherà un futuro professionale differente dal nostro è altrettanto vero che se lavoreranno con passione ed entusiasmo come abbiamo fatto noi il bilancio professionale sarà ampiamente positivo. Magari prossimamente ti contatto per sapere quando organizzi qualche altro corso, parteciperei volentieri per ricaricarmi un poco.
    Un saluto
    Sergio

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    1. StudioABB

      Ciao Sergio,

      che piacere leggere le tue considerazioni!
      So bene che esistono colleghi altrettanto appassionati che in silenzio continuano ad impegnarsi, lavorando con etica, trovando la soddisfazione nel servire e curare i propri pazienti.
      Mi fa piacere trovarti dalla nostra parte! La passione non è finita!
      Un abbraccio e a presto
      Matteo

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