ESTETICA EST ETHICA

di | 16 Novembre 2015

estetica

E’ BELLO CIO’ CHE E’ NATURALE – L’ESTETICA IN ODONTOIATRIA

 

Parlare di estetica in questi tempi può apparire scontato o inopportunamente tendenzioso.

 

L’estetica infatti al giorno d’oggi è ovunque: media, riviste, esercizi commerciali.. ci viene propinata in ogni forma e in ogni dove.

Siamo letteralmente bombardati dall’estetica, che è diventata tema fondante di tante campagne di marketing ed orientamento di molte discipline, mediche e non.

 

Ma qual è l’idea di estetica che abbiamo in mente?

Davvero coincide con le manifestazioni stereotipate attualmente rappresentate?

 

Labbra gonfie come canotti, zigomi che neanche Frankenstein, pelli tirate come tamburi, seni rifatti come palloni, palizzate di denti bianchi come lavandini, rigorosamente tutti uguali sono espressione dell’odierna ossessione verso un’idea di bellezza che è modaiola e consumistica.. ma è davvero reale?

 

O piuttosto la percezione estetica è un qualcosa di straordinariamente culturale, radicata profondamente nelle viscere di ciascun individuo e filtrata da complesse connessioni educative, culturali ed etno-geografiche, che, proprio perché variabili ed individuali, non possono essere sintetizzate dai cliché del glamour?

 

Tante sono le definizioni di estetica e tanti illustri autori hanno cercato di confinarla in una enunciazione.

 

Salta subito all’occhio che in realtà l’estetica è un argomento liquido, in cui grande importanza rivestono fattori percettivi intangibili, fortemente emotivi e personali.

E’ inoltre profondamente influenzata da componenti eterogenee quali la geografia, le radici storiche, la cultura, l’evoluzione e l’assetto sociale di un popolo.

 

All’ideale di estetica si accompagna spesso il concetto di FASCINO, che è un patrimonio impalpabile, assolutamente personale e profuma della peculiare esperienza di ogni individuo.

Il fascino deriva dal carattere, dalla visione esistenziale, dal capitale culturale ed intellettuale ed in buona misura dal potenziale espressivo, ovvero dalla capacità di comunicare senza parlare.

 

Attenzione tuttavia a non confondere il fascino con quello che qua in Romagna chiamiamo “patàca”, ovvero la sistematica e spregiudicata sopravvalutazione delle proprie qualità a fini promozionali, quell’incredibile capacità commerciale di vendere il nulla.

 

Il fascino, infatti, è in qualche modo anche etico, ovvero consolidato in valori spirituali più che materiali, di cui il corpo diviene mero contenitore estetico.

 

Contrariamente a quanto tramandano noti detti popolari: il famoso “non è bello ciò che bello, ma è bello ciò che piace” o l’altrettanto celebre locuzione latina “de gustibus non est disputandum”, oggi l’estetica è piuttosto materia di studio trasversale, dall’arte all’architettura, fino alla cucina.

 

Basti pensare a quanta parte giochi  la composizione estetica di un piatto nel settore della ristorazione nel determinare la soddisfazione finale del consumatore (mangiare con gli occhi).

 

L’estetica pertanto può essere imparata ed acquisita, ma questo richiede probabilmente il processo più complesso e singolare dell’apprendimento, ovvero deve essere interiorizzata attraverso i sensi.

 

La percezione estetica infatti è qualcosa che ha poco a che fare con la razionalità, mentre è profondamente radicata nella sfera sensoriale e ancorata alla sensibilità individuale.

La sensibilità di fatto è l’attitudine di ricevere impressioni attraverso i sensi.

 

Odontoiatria ed estetica hanno una correlazione diretta.

 

Lo diamo per scontato, ma se ci pensiamo bene, al terzo inferiore del viso e all’organo oro-dentale sono deputate vitali funzioni fisiologiche (masticazione, deglutizione, respirazione, fonazione), ma anche importanti attività della sfera psico-comportamentale.

 

La bocca presiede gran parte dell’attività comunicativa dell’uomo: tramite la bocca possiamo comunicare emozioni, sentimenti, sensazioni come stupore, rabbia, dolore, gioia, etc.

 

Il sorriso è poi ritenuto una delle manifestazioni più caratteristiche ed importanti dell’essere umano, tanto che Aristotele dirà che “l’uomo soltanto fra tutti gli animali sorride”.

 

Senza dimenticare che da sempre la bocca è la sede di primari istinti sensuali e un imprescindibile strumento di seduzione.

 

Esistono ormai numerosi studi scientifici che mettono in reazione il benessere psico-fisico dell’individuo con la capacità di sorridere.

 

Il sorriso infatti possiede proprietà taumaturgiche.. ha un effetto insieme rilassante, lenitivo ed energizzante. Ed è incredibilmente contagioso, ovvero è in grado di condizionare positivamente l’ambiente e le persone che abbiamo vicino.

 

Il sorriso è un linguaggio universale di apertura ed accoglienza che predispone positivamente al dialogo, al contatto, all’amicizia.

Ovviamente la capacità di sorridere è fortemente condizionata dall’aspetto dei denti e/o dalla consapevolezza che si ha dello stato della propria bocca.

 

Frequenti sono purtroppo le situazioni in cui il paziente confessa all’odontoiatra di evitare di sorridere per l’imbarazzo che prova per la condizione dei propri denti, condannandosi di fatto a un’esistenza amputata nelle relazioni e nella socialità.

 

Oggigiorno uno dei compiti più importanti dell’odontoiatra moderna è riconciliare il paziente con il proprio sorriso, ridandogli fiducia e libertà di esibire spontaneamente la propria vitalità.

 

Tutto questo giustifica la convinzione ormai diffusa che l’odontoiatra debba avere, accanto al training altamente specialistico che l’esercizio dell’attività clinica quotidianamente richiede, un’importante educazione sui principi di estetica del viso e del sorriso.

 

Va tuttavia sottolineato che l’intervento dell’odontoiatra dovrà essere limitato ai casi in cui sussistano concreti motivi di terapia, mai allontanandosi dai doveri di una corretta diagnosi, né valicando i confini dell’etica deontologica.

 

E’ infatti profondamente scorretto intraprendere un trattamento odontoiatrico, che può essere anche estremamente invasivo e quindi richiedere un elevato costo biologico, oltre che economico, esclusivamente per ragioni estetiche.

E’ scorretto anche qualora la richiesta sia primaria del paziente, in assenza di franca patologia oro-dentale.

 

L’estetica infatti è semplicemente un obiettivo di qualunque intervento odontoiatrico moderno, ma sempre subordinato all’ottenimento e/o al ripristino di una fisiologica funzione.

 

Tipico esempio è il trattamento ortodontico dei pazienti affetti da malocclusione, in cui la priorità è il ripristino di una masticazione fisiologica e funzionale, nell’ottica tuttavia di un’armonica integrazione estetica dell’assetto dentale all’interno della cornice del viso.

 

Il terzo inferiore del viso riveste un ruolo essenziale nell’estetica globale del viso e costituisce un punto focale di attenzione durante i rapporti interpersonali diretti.

 

Nello specifico le labbra rappresentano la cornice all’interno della quale opera l’odontoiatra e si comportano come un vero e proprio sipario, dove la composizione dento-gengivale diventa il protagonista assoluto di quello spettacolo chiamato sorriso.

 

Esiste un preciso canone estetico che regolamenta il grado di attrattiva generato da un sorriso, disegnando la disposizione ideale dei singoli elementi dentali, l’assetto gengivale e i rispettivi rapporti con le labbra.

 

Secondo questo canone gli assi, il colore, l’orientamento dei singoli denti nell’arco mascellare anteriore, la disposizione graduale dei punti di contatto, l’altezza, la festonatura e l’aspetto della gengiva sembrano precisamente ordinati secondo principi tutt’altro che casuali e ispiratrici di notevole senso armonico.

 

ARMONIA ed EQUILIBRIO sono valori determinanti e ricorrenti della percezione estetica,  in tutte le sue manifestazioni.

 

È importante sottolineare che l’estetica del sorriso, al di là di certi stereotipi legati alle diverse declinazioni culturali, si identifica e trova la sua massima espressione nella naturalezza.

Rifacendosi in questo modo a tutta l’eredità estetica e culturale dell’arte classica e rinascimentale in cui la mimesis, ovvero la perfetta riproduzione della fisionomia umana naturale, guidava ogni atto artistico.

 

In questo senso davvero elegante oltre che puntuale la definizione di estetica che ha dato il compianto maestro Samuele Valerio, insuperabile protesista, il quale la qualificò in protesi come “la perfetta integrazione dell’artificiale nel naturale”.

 

Da questa dichiarazione si comprende come qualsiasi atto restaurativo intrapreso dall’odontoiatra debba avere come obiettivo quello di uniformarsi e confondersi nel contesto della dentatura esistente, senza che venga percepito dall’osservatore come elemento dissonante od estraneo.

 

Cosi anche le grandi riabilitazioni, che magari coinvolgono ampie porzioni dell’apparato dentario, oltre a ripristinare correttamente la funzione masticatoria devono riprodurre l’estetica naturale dei denti e tessuti, ovvero divenire INVISIBILI.

 

Non è questione di perfezione o simmetria, concetti sovente idealizzati alla bellezza, ma piuttosto di un equilibrio percettivo dei singoli elementi dentali nella composizione d’insieme.

 

Entrando nello specifico, gli incisivi superiori sono il fulcro centrale di un equilibrio prospettico, in cui la diversità morfologica intrinseca dei singoli denti diventa un elemento coesivo di grande naturalezza e dove l’inserimento di piccole imperfezioni non indebolisce, ma anzi impreziosisce la composizione perché naturali.

 

Lo spiega molto bene il dr. Sidney Kyna:

“l’equilibrio in un sorriso, in definitiva, è sapere qual è il limite massimo accettabile di asimmetria, qual è la linea sottile che separa ciò che armonioso da ciò che non lo è”.

ancora:

“La ricerca di un equilibrio in un sorriso non può essere espressa attraverso un calcolo matematico. Il senso di stabilità, il modo giusto o sbagliato per fare qualcosa, il volume necessario, il modo più soddisfacente per combinare gli elementi di un sorriso, quasi come un quadro, sono tutti materia di osservazione e training.

Essi dipendono essenzialmente dalla sensibilità dell’osservatore e dalla sua capacità tecnica e artistica di ottenere l’equilibrio visivo e la coesione della composizione dentale”

 

Se ne deduce che non esistono format standardizzabili per comporre un’estetica universale di sorriso, ma ogni individuo richiede un’analisi personalizzata, peculiare e fondata su un’accurata diagnosi della situazione clinica presente.

 

Il progetto estetico, prima di essere perseguito, richiede la valutazione e l’approvazione del paziente.

 

Perciò la simulazione preoperatoria e, ove possibile, la prova in bocca (PREVISUALIZZAZIONE) sono atti indispensabili e propedeutici alla conseguente e coerente attuazione clinica.

 

Matteo

 

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