Dicono che sia poco più di un’influenza…
Dicono che sia come essere in guerra…
Raccontano di qualcuno fuggito dalla quarantena con gli sci nella macchina…e raccontano di qualcun altro scappato dalle zone rosse per svernare nella seconda casa sul lungomare…
C’è la bozza di un decreto che viaggia nell’etere come una scheggia impazzita…l’atmosfera vacanziera da fine scuola, con la sua leggerezza dei ritrovi all’aperto e dei pomeriggi in palestra si trasforma improvvisamente in sgomento e paura.
C’è aria da fine impero…con la stazione di Milano presa d’assalto…si, la Milano capitale morale o da bere, fra uno spriz e l’apericena.
Scene di un paese pasticciato, confuso e da sempre immaturo, diviso fra eccellenza e mediocrità, fra onesti e furbetti, fra tragedia e melodramma.
La guerra non so cosa sia, l’ho vissuta soltanto attraverso il racconto dei nonni e le loro fotografie in bianco e nero.
Ho ascoltato la solitudine, la fame, il freddo, il dolore dell’assenza per gli affetti lontani o per gli amici strappati per sempre dal cannone.
Ieri mentre riponevo le mie cose, mi è capitata fra le mani una valigetta trasparente.
Mi è sembrata perfetta per sistemarci i miei compositi: i materiali che uso per ricostruire i denti.
Sono di tanti colori e servono per inseguire le tante sfumature del dente naturale, coltivando l’ambizione di realizzare restauri invisibili, integrati, mimetici…a loro modo “perfetti”.
Quando ho chiuso la scatola mi è tornato fulmineo e lucente il ricordo della valigetta delle tempere che usavo da bambino a scuola, quando provavo a colorare la mia immaginazione.
Ora non so che sarà!?
La lezione che proverò a trarre da tutto questo sarà imparare a convivere con l’incertezza…smettere di dare per scontata la mia abitudine e cogliere l’occasione per esplorare dimensioni alternative dell’esistenza.
Insomma provare ad immaginare un mondo diverso.
Metto via per un po’ i miei colori. Torneranno buoni per tempi migliori.