Uno sguardo al di là dei denti: logopedia

di | 8 Giugno 2016

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ovvero “Natura non facit saltus!” Parte 2.

Questo è il secondo di una serie di articoli in cui ci occupiamo di capire se esiste una relazione tra denti (bocca in genere) e il resto del nostro corpo.

Lo faremo pubblicando le interviste già pubblicate anche sulle nostre News Letters.

 

D: Dott.ssa che cos’è la logopedia e di cosa si occupa in pratica?

La logopedia (il termine deriva dal greco Logos – discorso e Paiedia – educazione) è quel ramo sanitario che si occupa della prevenzione, dell’educazione e rieducazione della voce, nonché del linguaggio scritto, orale e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica.

 

D: Qual è il paziente candidato ad essere trattato dal logopedista?

Il logopedista si occupa di persone affette da:

  • disturbi foniatrici, della deglutizione e della funzione linguale (disfonia, disfagia, disartria, deglutizione atipica, anomalie della postura della lingua, balbuzie, difficoltà di linguaggio legati a sordità);
  • disturbi neuropsicologici (afasie, aprassia, agnosia, ritardi di sviluppo del linguaggio, disturbi dell’apprendimento, ritardi mentali, disturbi dell’attenzione);
  • disturbi neuro-comportamentali (causati da traumi cranici, patologie cerebrali, autismo, demenza).

 

D: Come intergiscono Logopedista ed Ortodontista nella pratica clinica?

Le due figure professionali collaborano attivamente nel trattamento delle malocclusioni dento-scheletriche sostenute, quando non direttamente causate dalle disfunzioni delle strutture deputate alla deglutizione.

Ci troviamo appunto nel campo dell’ortodonzia funzionale, proprio perchè l’obiettivo della terapia mira a correggere le anomalie della funzione linguale (es. postura bassa, deglutizione atipica) che, quando presenti, frenano letteralmente lo sviluppo fisiologico delle basi ossee mascellari. Devono pertanto essere diagnosticate e trattate precocemente, al fine di rimuovere il blocco funzionale e permettere il corretto sviluppo scheletrico del distretto maxillo-facciale.

 

D: Ma che differenza fa se si deglutisce bene o male?

Se durante la giornata si ingoiasse una o poche volte, non ci sarebbe alcun problema; il fatto è che nelle 24 h deglutiamo circa 2000 volte ed ogni volta la lingua spinge contro i denti con la forza di almeno 1 kg.

Se moltiplichiamo questa quantità per le 2000 deglutizioni giornaliere otteniamo che la spinta totale esercitata dalla lingua nelle 24 h è di almeno 2000 kg!

Per dare un’idea del problema tenga conto che le forze meccaniche che vengono applicate ai denti per spostarli ortodonticamente sono nell’ordine di pochi grammi.

Inoltre la sinergia Ortodontista – Logopedista è utile e vantaggiosa nel trattamento delle cosiddette abitudini viziate, come ad esempio:

 

  • Succhiamento di ciucciotti o dita, labbra, guance
  • Uso prolungato del biberon
  • Respirazione orale
  • Onicofagia (rosicchiamento unghia) e/o Lapisfagia (mordicchiamento di penne/matite/colori).Le abitudini viziate possono difatti compromettere la buona funzionalità delle strutture dedicate alla fonazione e alla deglutizione con i problemi visti poco prima.

 

D: Può essere molto difficile correggere le abitudini viziate? Sto pensando al succhiamento del ciuccio o al riflesso di mangiarsi le unghie, specie quando il bambino è piccolo.

E’ vero, ma lavorando fin da piccoli anche con pochi e mirati esercizi e soprattuto ottenendo la giusta motivazione del bambino è possibile ottenere ottimi risultati.

 

D: Può esserci una correlazione tra postura linguale scorretta e difficoltà nel linguaggio?

 Spesso e volentieri questa correlazione esiste. Noi articoliamo le parole, deglutiamo e respiriamo utilizzando le stesse strutture (labbra, lingua, velo del palato, ecc..). Se queste non lavorano nel modo corretto, c’è il rischio concreto di uno sviluppo disarmonico del distretto oro-facciale, con possibili difficoltà nell’articolazione delle parole e deglutizione non efficiente.

 

D: Siamo partiti dai denti e ci troviamo ad affrontare problematiche più serie! Dr.ssa Bompani dove vuole portarci?

“Uno sguardo al di là dei denti” sottende un messaggio fondamentale nella nostra pratica professionale, ovvero l’importanza di visitare il paziente nella sua globalità, avvalendoci della collaborazione di figure professionali indispensabili a tal fine, quali l’ortottista e l’osteopata.

 

Semplificando al massimo il concetto, si tratta di andare ad interrogare gli occhi e lo scheletro per identificare eventuali squilibri e/o scompensi che possono contribuire all’instaurarsi o al perpetuarsi di una malocclusione e/o di un atteggiamento posturale scorretto.

 

Le faccio un esempio: ogni difetto visivo può indurre fenomeni adattivi del capo, finalizzati al compenso funzionale della patologia. Un torcicolo oculare può obbligare la mandibola, che si comporta come un bilancere, ad adattarsi alla nuova postura craniale. Per stabilizzarsi in questa posizione innaturale ricorre al serramento dentale, determinando un potenziale digrinamento (bruxismo).

Può accadere anche il contrario: se è un’ occlusione  dentale scorretta a determinare una posizione patologica del capo, allora il sistema visivo deve adattarsi modificando l’asse; ciò determina un lavoro e di conseguenza potenziamento asimmetrico dei muscoli oculari.

 

Analogamente un impedimento scheletrico, in particolare una riduzione o scomparsa della fisiologica mobilità delle ossa craniali, ad esempio in seguito a traumi, può vanificare qualsiasi intervento ortodontico/ortopedico funzionale o rendere molto elevato, direi quasi certo il rischio di recidiva.

 

E’ il momento di presentarle gli altri due componenti dell’equipe multidiscipinare: l’ortottista e l’osteopata.

 

Ma lo faremo nei prossimi articoli.. rimani con noi!!!

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